8 marzo
Letizia De Martino, Graziana Calcagno, Maria Gabriella Luccioli, Emilia Capelli, Raffaella d’Antonio, Giulia De Marco, Anny Izzo e Ada Lepore. Chi sono? Sono le prime otto magistrate italiane che, grazie alla Legge n. 66 del 9 febbraio 1963 (giusto 60 anni fa) hanno potuto finalmente partecipare ai concorsi per diventare magistrate. Il titolo della legge era: “Ammissione della donna ai pubblici uffici ed alle professioni”. L’art. 1 recita: “La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge.
L’arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da leggi particolari”.
Nella giornata dedicata alla Festa della Donna è bello ricordare i nomi di queste pioniere e sottolineare un dato al quale molto spesso non si dà il necessario rilievo: ciò che oggi sembra ovvio e scontato in realtà è frutto di battaglie per il riconoscimento dei propri diritti e per l’affermazione della propria dignità. La storia di queste prime otto magistrate italiane sia da esempio per le ragazze di oggi, per tutte coloro che hanno un sogno da realizzare volando oltre i pregiudizi e le discriminazioni ancora oggi presenti.
E la nomina di Margherita Cassano a primo presidente della Corte di Cassazione avvenuta lo scorso 1 marzo (a 60 anni dalla legge che ha aperto le porte della Magistratura alle donne) rappresenta un ulteriore importante traguardo nel lungo e travagliato cammino verso la parità.
Ma questo 8 marzo è dedicato anche a tutte le donne che non ce l’hanno fatta. Perché uccise, schiavizzate, mortificate irrimediabilmente nell’anima e nel corpo, derubate di tutto. Alle donne, alle ragazze e alle bambine che sono fuggite dalle guerre e dalle violenze, sperando di approdare verso terre pacifiche e ospitali, ma che non sono mai arrivate vive a destinazione.
Per tutte le donne che non ce l’hanno fatta l’impegno deve essere quello di continuare a lottare per costruire quel mondo di pace, di libertà e di giustizia che loro non potranno mai vedere ma che deve continuare a essere il nostro orizzonte.
8 marzo 2023: per le donne che ce l’hanno fatta e per le donne che non lo potranno mai festeggiare.